Fate molta attenzione a come utilizzate Whatsapp d’ora in poi, può configurarsi per voi un reato: ecco cosa evitare per non finire nei guai con la giustizia
Poche cose hanno cambiato, nel corso degli ultimi anni, le nostre vite come le chat di Whatsapp. La popolare funzionalità di messaggistica viene utilizzata ormai in tutto il mondo ed è presente praticamente su ogni smartphone e Iphone, per aiutarci a gestire le comunicazioni nella maniera più rapida ed efficace con i contatti della nostra rubrica.
Siamo di fronte di certo all’app più utilizzata in assoluto durante le nostre giornate. Con pochi clic, possiamo scambiarci messaggi ma anche molto altro (media audio, video, documenti eccetera) con le persone che fanno parte della nostra vita. La ragione del suo particolare successo è dovuta anche al costante lavoro degli sviluppatori, che la arricchiscono periodicamente sempre più di nuove funzioni, molto intuitive e molto efficaci, per contribuire a migliorarla.
Insomma, di Whatsapp non potremmo più fare a meno, ormai è un dato di fatto assodato. Ma si tratta di uno strumento, come del resto tutti quelli tecnologici e non solo, che va usato con una certa cautela. Ci sono dei comportamenti che possono metterci a rischio e addirittura farci finire nei guai con la legge. Non ci credete? Le ultime notizie fanno scattare l’allarme rosso.
Se abbiamo una relazione, possiamo essere tentati di scoprire le chat su Whatsapp del nostro partner, per scoprire se ci sta dicendo la verità ed eventualmente se ci nasconda qualcosa. Tutto questo però può costituire reato se non abbiamo ricevuto il consenso a farlo.
E’ quanto recita una recente sentenza della Corte di Cassazione, datata 27 gennaio e citata da un articolo de ‘Il Messaggero’. Il quotidiano romano racconta di come un uomo sia stato condannato per “accesso abusivo a sistema informativo e violazione di corrispondenza” avendo letto i messaggi della ex moglie con il suo datore di lavoro.
Il protagonista di questa vicenda aveva tentato di giustificarsi affermando di conoscere il pin del telefono della donna, rimasto incustodito, e che si trattasse di comunicazioni contenenti informazioni importanti per tutelare la salute del figlio. Nella sentenza, però, i giudici hanno ugualmente condannato l’uomo, spiegando, nelle motivazioni, come la sua condotta abbia ottenuto un risultato contrario alla volontà dell’altra persona. Insomma, se il nostro partner una volta ci ha dato le sue password, dobbiamo comunque ottenere nuovamente il consenso per visualizzare le sue chat.
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