Il capo di Spotify ha finalmente fatto riferimento alle accuse alla sua azienda, che secondo alcuni consente pratiche poco lecite.
In un mondo in cui tutti sono alla ricerca di modi rapidi e innovativi per guadagnare denaro, anche le piattaforme di streaming musicale come Spotify sembrano offrire opportunità affascinanti. Un recente rapporto di JPMorgan, riportato dal Financial Times, ha acceso i riflettori su una teoria molto curiosa. Secondo alcuni, un utente potrebbe caricare una canzone di 30 secondi su Spotify e farla suonare in loop 24/7 sul proprio dispositivo per generare fino a 1200 euro al mese in pagamenti di royalty. Ma quanto c’è di vero in questa affermazione?
Il CEO di Spotify, Daniel Ek, ha prontamente risposto alle speculazioni, affrontando la questione in maniera molto diretta. Nella sua dichiarazione ha parlato non solo del funzionamento del sistema di royalty, ma anche di altri temi che toccano da vicino la sua azienda, come il crescente problema della musica falsa e delle attività illecite sulla piattaforma.
Spotify, tra tecniche e musica al limite della legalità
Il capo di Spotify ha mentito le affermazioni secondo le quali gli utenti potrebbero guadagnare 1.200 euro al mese caricando canzoni di 30 secondi sul servizio di streaming. Il CEO ha condiviso una nota su X questa settimana in cui dichiara: “Se fosse vero, la mia playlist sarebbe composta solo da ‘Canzoni di Daniel da 30 secondi’ in loop! No, non è esattamente così che funziona il nostro sistema di royalty“.
Un portavoce di Spotify ha poi affrontato la questione con Insider e ha dichiarato che “i sistemi di Spotify rilevano e rimuovono regolarmente flussi artificiali prima che i pagamenti raggiungano livelli significativi” ha dichiarato la stessa fonte, fugando i dubbi sul fatto che il trucco delle riproduzioni automatiche potesse davvero funzionare.
Su Internet si è poi scatenata una discussione molto più ampia, su diversi problemi che riguardano la piattaforma negli ultimi anni. Ad esempio, Spotify è stato sotto esame per la quantità di musica falsa sul sito negli ultimi anni. Il gigante svedese dello streaming ha recentemente rimosso decine di migliaia di canzoni generate da IA.
Tra i casi più famosi c’è stata “Heart on My Sleeve“, un successo virale cantato da un’imitazione artificiale di Drake e The Weeknd, dopo che Universal Music ha lamentato che la canzone violava i suoi diritti d’autore.